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Il racconto di Mike

"Il viaggio nel Mediterraneo è troppo duro da raccontare per me. Ero con altre persone in un grande gommone; il motore all’improvviso si è spento. Sotto il calore del sole e con il gommone alla deriva ho cominciato a pregare convinto che fossero le mie ultime preghiere".


Sono le parole di Mike, difficili dal leggere senza commuoversi: Mike è uno dei ragazzi che abbiamo ospitato nella casa d'accoglienza di Roma.

É originario della Nigeria e non ha ancora compiuto trent’anni. Dieci anni fa è fuggito dal suo Paese attraversando il deserto.

È scappato dal regime di Boko Haram, un’organizzazione terroristica jihadista che perseguita con violenza le persone di fede cristiana.


Mike continua il suo racconto: “Nel deserto non potevo ripararmi dal sole in nessun modo e in sette giorni avevo a disposizione solo quattro litri d’acqua, che durano molto poco”.


Poi prosegue: “Ancora non riesco a credere che il motore sia ripartito e che siamo arrivati a Lampedusa tutti vivi”.


Quella di Mike è una storia a lieto fine. Tuttavia, il viaggio è stato solo l’inizio delle sfide che Mike ha dovuto affrontare in questi anni.


L’inserimento nel progetto di accoglienza di Ripa dei Settesoli è stata la sua occasione per imparare bene l’italiano, iscriversi ad un corso di formazione professionale come aiuto cuoco e trovare lavoro in un ristorante.


Come lui spesso racconta: "Senza i frati e le operatrici che mi hanno accompagnato giorno dopo giorno, non avrei capito che scrivere e parlare correttamente l’italiano e andare a scuola per imparare una professione era la strada da seguire. Da solo probabilmente avrei continuato a fare lavori precari e spesso senza un contratto".


Dopo aver imparato una professione, Mike ha deciso di rientrare nel suo Paese d'origine e di aprire un'attività ristorativa nella sua città natale: siamo molto orgogliosi della sua scelta e gli auguriamo ogni bene.



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