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Una vacanza speciale

Mi sono stati regalati tre giorni di gioiosa libertà in costiera amalfitana in compagnia dei ragazzi, i frati e alcuni volontari che condividono con me il servizio, del progetto RIPA.

Stipati in un pulmino e una macchina, la limpida e fredda mattina del due gennaio, partivamo alla volta della bellissima Sorrento.

Sorrento ci ha accolti così, con i colori e gli odori dell’avvolgente mare, nel suo dolce tepore invernale.

Passeggiando tra le vie, con il naso all’insù, mi gustavo ogni momento.

Ero felice di stare lì, con loro, nella semplicità più assoluta, ascoltando i discorsi di Loni, di Raja e di Khaled.

Ero felice di un caffè insieme, occasione per provare a conoscerli.

Dopo un ultimo saluto alla bella Sorrento di nuovo in macchina, il viaggio proseguiva.

Con la sportiva conduzione di fra Roberto, ci eravamo ritrovati, prima del tramonto, vicino ad Amalfi.

Contemplavamo, sotto le sferzate del vento, il sole scendere pian piano.

Oramai non ci restava che dirigerci verso Napoli, dove sembrava che un Convento di suore ci avrebbe accolto per la notte.

Arrivati lì per cena avevamo deciso di cercare una pizzeria vicino al convento; dopo una tortuosa e ingarbugliata ricerca, avevamo finalmente trovato una pizzeria!

Anche se la stanchezza del viaggio iniziava a farsi sentire, una volta seduti a tavola, i visi iniziavano a rilassarsi.

Guardandomi attorno mi rendevo conto che si stava creando una particolare atmosfera di gioiosa fraternità che solo le piccole cose semplici sanno donare.

L’indomani eravamo pronti a vedere Napoli e i suoi mille tesori.

Senza lasciarci intimorire dal minaccioso cielo carico di pioggia, ci avviammo verso il centro di Napoli, scortati dai nostri frati.

Camminando chiacchieravo con uno o con l’altro iniziando a scoprire e gustare l’unicità di ciascuno, ogni viso una storia, un’esperienza da raccontare o forse da dimenticare.

Visto che le condizioni del tempo non sembravano migliorare, e noi eravamo stanchi, bagnati ed infreddoliti, iniziavamo a valutare la possibilità di ritornare.

Eravamo sul punto di avviarci quando qualcuno propose l’irrazionale: continuare il giro per vedere Piazza del Plebiscito e Castel dell’Ovo e tornare dalle suore solo dopo cena.

Un po' controvoglia, riprendemmo a camminare; la stanchezza e il fastidio dell’acqua mi stavano esasperando, stavo per cedere, e non ero la sola.

La cosa più incredibile era la totale serenità di fra Roberto e fra Federico che, per nulla infastiditi dall’acqua o dal freddo, sorridevano. Non so come, ma vedere una tale reazione produsse in me un inaspettato buonumore: il cuore, invece di chiudersi, s’era aperto.

Nonostante la stanchezza e il disagio fisico, sorridevo, anzi ridevo.

Che fosse proprio quella la perfetta letizia di cui parlava San Francesco?!

Eravamo oramai al terzo giorno, bisognava incamminarsi verso casa.

Nel tornare fra Roberto aveva pensato di fermarci a Gaeta per una passeggiata sul mare e per una visita ad un santuario del “Monte spaccato”.

Il viaggio si stava concludendo e noi ci trovavamo a ridere insieme, abbracciati in mille foto, fratelli tra fratelli, perché quando il cuore è pieno non può far altro che lasciar uscire tutta la gioia che non contiene più.

Ora, se chiudo gli occhi, provando a rivedere quelle scene il cuore inizia a smuoversi. Quante voci, quanti visi e occhi. Ognuno una storia unica alle spalle e davanti la strada del futuro.

Annamaria

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